IT
CORNELIA LAUF — Quadri di un’esposizione
La mostra presenta i primi dieci anni del lavoro – già maturo – degli straordinari gemelli catanesi, Carlo e Fabio Ingrassia. Ho scelto il loro lavoro per la mostra al MACRO perché esso rappresenta valori eterni e il loro linguaggio antico, ma al tempo stesso contemporaneo, si adatta perfettamente alla “Caput Mundi”. I disegni sono eseguiti con microscopiche pennellate di pastelli, i telai sono costruiti con cura da artigiani esperti e sono state create attorno al loro lavoro, stanze spirituali senza un filo di vento in un modo piuttosto semplice, che lascia a bocca aperta, bellissimo. Gli Ingrassia lavorano con la materia, con il tempo, con la biologia e la filosofia. Essi incarnano un approccio teorico, ma anche puramente poetico, al visibile e il loro lavoro si libra nell’aria fra immagine e astrazione, come fa la maggior parte del lavoro su quella piattaforma continentale, faglia tra Oriente e Occidente. Non a caso Michelangelo colloca le rappresentazioni del Nilo e del Tevere in cima alla sua piazza, sul Campidoglio.
Come Roma, Catania è una di quelle città dove il tempo sembra essersi fermato per sempre, ma la sua stasi sembra assolutamente fresca, reale e contemporanea, in un modo che solo pochi centri metropolitani possono vantare oggi.
Questa mostra è contro la nostalgia, rétro, urban chic, vintage e anni ’50 attuale. È contro le lobby dei nuovi alberghi di lusso, delle etichette e dei marchi di massa, delle catene di gelaterie e di pizzerie che sventrano il centro storico di città come Roma, sfrattando i suoi migliori artigiani. Questa mostra è una possibilità per lo spettatore di sentire la storia con tutta la sua leggerezza e il suo peso, di essere trasportati nel Medioevo, di improvvisarsi nel 19° secolo, o di pattinare nella Grecia classica.
Carlo e Fabio Ingrassia è una possibilità per tutti di vedere qualcosa che è evidentemente bello, come una volta doveva essere un altare o un oggetto sacro.
Gli Ingrassia mi commuovono: deliziano, sorprendono, fanno impazzire e spingono alla bramosia verso gli oggetti. Lavorando con loro ho sentito quella romantica sensazione che ho avuto con artisti del calibro di Gino de Dominicis, Joseph Kosuth, Emilio Prini, Luigi Ontani, Jonathan Monk e pochi altri. Gli Ingrassia possiedono la simultanea capacità di plasmare, modellare e sedurre, ma ci permettono anche un incontro con la solitaria cittadella della mente, nella quale il vero artista – o il suo gemello – risiede.
EN